Nessun ristoro al marito per l’offesa rivoltagli dalla moglie
Per i giudici va esclusa la portata offensiva della frase e va esclusa anche l’esistenza di un danno risarcibile, vista l’assenza di ogni pregiudizio non patrimoniale a carico dell’uomo

Nessun ristoro economico per l’uomo che si è sentito rivolgere la frase “Vai a cagare” dalla moglie e, per giunta, alla presenza di una propria amica. Ciò perché, sanciscono i giudici (ordinanza numero 29220 del 12 novembre 2024 della Cassazione), in tema di responsabilità civile per diffamazione, il danno all’onore e alla reputazione non è in re ipsa, mentre il pregiudizio non patrimoniale deve essere provato in concreto, anche mediante presunzioni, non identificandosi con la mera lesione dell’interesse tutelato dall’ordinamento, bensì con le conseguenze concrete di tale lesione. Ricostruito facilmente l’episodio incriminato: l’uomo si è sentito rivolgere la sgradevole frase dalla moglie, la quale, rientrata a casa, lo aveva trovato intento a consumare la cena in compagnia di un’amica. Per i giudici, però, va esclusa la portata offensiva della frase e va esclusa anche l’esistenza di un danno risarcibile, vista l’assenza di ogni pregiudizio non patrimoniale a carico dell’uomo. Nello specifico, non vi è stata la lesione dell’onere e della reputazione in danno dell’uomo, in ragione della odierna scarsa portata offensiva dell’espressione pronunciata dalla donna, portata offensiva da escludersi, comunque, in relazione alla concreta vicenda, essendo stata proferita in un momento storico di forte attrito tra i due coniugi e di crisi del matrimonio, attrito dettato anche dalle relazioni comunque intessute dall’uomo con altre donne. Inoltre, è da escludersi, secondo i giudici, che l’uomo – avvezzo all’utilizzo di un linguaggio più colorito nel rapporto di coppia, anche in presenza di terze persone - possa aver patito il pregiudizio non patrimoniale lamentato, ossia aver patito una sofferenza interiore (danno morale conseguenza) per qualsivoglia asserita lesione ad onore e reputazione in relazione alle specifica frase pronunciata dalla donna, di ben più tenue spessore rispetto a quelle che lui stesso proferiva nei confronti della consorte.